November 2008

Les chants de montagne

A la montagne on chante. Ailleurs la transmission familiale semble s’être interrompue brusquement, mais les montagnards gardent des racines très profondes qui, bien que rapetissées par la modernité, constituent un fil direct avec le passé.
Il faut préciser, de plus, que cet amour pour le chant semble être un élément commun et un trait unificateur pour les milliers de variantes culturelles qui caractérisent les civilisations des peuples de toutes les montagnes du monde. Chacun a ses sonorités et sa langue, mais le chant a par sa nature une double valeur: il renforce la conscience de la collectivité et il permet à l’individu, à travers le refrain d’une chanson, d’affronter la solitude. Dans les vastes espaces de montagne, aussi bien pour le petit nombre d’habitants qui rendait plus rares les rencontres que pour la nature solitaire de la grande partie des activités agricoles, de l’élevage du bétail et des travaux artisanaux, le chant pouvait être une consolation et en même temps un exercice pour la mémoire, dans le contexte d’une connaissance qui se transmettait avant tout oralement, pensons au franco-provençal. J’ai toujours pensé que les jeux de l’écho et les voix qui résonnaient entre les vallées - comme nous le voyons dans les jodel du Tyrol - rappelaient des moyens de communication du passé.

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seggio_cdr.jpgQuesto è stato il mio numero - quarta fila al centro - nella trascorsa sessione del Comitato delle Regioni a Bruxelles.
Sono uno dei 24 membri italiani di questa Assemblea, che resta per ora un passo indietro fra le istituzioni comunitarie, anche se proprio ieri il Presidente della Commissione Barroso si è espresso in aula sul ruolo importante dei governi locali nell'attuale crisi.
Segno che il regionalismo progredisce in Europa, pur con lentezza. Dobbiamo sempre ricordarci come il nostro Consiglio Valle sia fra le più antiche Assemblee regionali nell'Unione ed è bene che la nostra democrazia locale sia degna di questo ruolo.

Personalità

severino_caveri_01.jpgUn recente libro dell'Istituto storico della Resistenza, autrice Antonella Dallou, ripercorre una parte del percorso federalista in Valle d'Aosta attraverso l'esame e la comparazione di quattro eminenti personalità della storia contemporanea: Federico Chabod, Emile Chanoux, Severino Caveri e Joseph Bréan.
Quattro vite che si incrociano nella quotidianità della vita - sono quasi coetanei - quando, nel secondo dopoguerra, la storia pone la "questione valdostana" all'attenzione del mondo e si gioca una partita importante per il futuro della nostra comunità.
Colpiscono l'impegno personale, lo spessore culturale, l'onestà indubbia.
Doti che fanno di questi uomini, al di là delle differenze che naturalmente esistono, dei protagonisti da ammirare e da studiare.

Uso moderato dell'alcool

divieto_alcool.jpgLeggo di nuove iniziative nelle scuole per formare le nuove generazioni ad una diversa cultura dell'alcool.
Ricordo una sera in Lapponia, con il sole di Mezzanotte, una festa bellissima con abbondanti bevute.
Chi guidava non toccava neppure un goccio!
Segnalo ancora la ricerca di quest'anno sul consumo dell'alcool nei locali della Valle in collaborazione con gli esercenti. Gli esiti a notte fonda erano assai preoccupanti.
Ecco perché educare ad un uso moderato dell'alcool è un dovere, invertendo una immagine vincente di chi in compagnia è un brillante bevitore per evitare che si trasformi in un alcoolista morto dopo un lungo calvario o si ammazzi più in fretta in un incidente stradale.

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